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Il Portogallo è salvo. Resta incognita Finlandia

Commento, Finanza
Il Portogallo è salvo. Resta incognita Finlandia
(Teleborsa) - Svelati finalmente i termini del pacchetto di salvataggio del Portogallo richiesto dal Paese ad Aprile, diventando così il terzo paese della zona euro a chiedere aiuti internazionali, dopo Grecia e Irlanda, a seguito della crisi di governo a marzo, che ha portato a un forte rialzo del costo del debito.
L'annuncio è arrivato nella tarda serata di ieri. Lisbona ha raggiunto un accordo con Unione europea, Fondo monetario Internazionale e BCE per un piano di aiuti da 78 miliardi di euro, due in meno rispetto alle previsioni. Una "way out" che vincolerà la politica nazionale per i prossimi tre anni.

A dare notizia dell'intesa è stato il primo ministro dimissionario José Socrates, che ha definito l'accordo una "buona intesa" sottolineando condizioni meno pesanti rispetto a Grecia e Irlanda. Il piano infatti non prevede ulteriori tagli ai salari del settore pubblico e a quelli minimi, la vendita da parte del governo di quote nella Caixa Geral de Depositos; prevede invece un calo del deficit al 5,9% del Pil nel 2011, per arrivare sotto il 3% nel 2013.

Sul bailout cominciano già a circolare indiscrezioni di una possibile ricapitalizzazione del settore bancario fino a 12 miliardi di euro che dovrebbe portare le banche portoghesi ad alzare il loro Tier I al 9% entro la fine di quest'anno e al 10% entro l'anno prossimo.
Se così fosse, l'ammontare del prestito non basterà, e, confermerebbe le previsioni rilasciate dal principale quotidiano finanziario portoghese, Diario Economico, che aveva stimato un pacchetto da 100 miliardi di euro.

Per la benedizione del piano bisognerà tuttavia aspettare il prossimo 17 maggio, quando è prevista la riunione dell'Ecofin. Secondo le regole, il pacchetto deve essere approvato all'unanimità dai ministri finanziari europei, ma c'é l'incognita finlandese. Il partito nazionalista Veri Finlandesi, uscito vittorioso dalle ultime elezioni politiche, ha minacciato di non votare in Parlamento in favore di Lisbona.
La partita resta dunque ancora aperta, ma Bruxelles al momento, sembra ottimista sull'esito.
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