(Teleborsa) - Le gravi tensioni tra
Russia e Ucraina fanno la seconda vittima illustre dopo il
rublo: la
Borsa di Mosca.
Oggi l'indice Micex e l'RTS, che comprendono i 50 titoli più liquidi tra le principali emittenti russe (il primo è denominato in rubli, il secondo in dollari), hanno ceduto rispettivamente il 10,79% e il 12,01%. In tutto sono stati
bruciati oltre 41 miliardi di euro.
Si tratta di una delle peggiori performance giornaliere degli ultimi anni, a conferma di come gli investitori non stiano reagendo bene alle pressioni del Presidente russo Vladimir Putin su Kiev.
Tra i titoli più tartassati c'è
Gazprom. Il colosso energetico russo controllato dallo Stato, i cui condotti attraversano l'Ucraina (e il cui maggiori introiti arrivano dall'Europa) ha ceduto in poche ore di contrattazione il 12% del proprio valore.
Come noto Gazprom non è in buoni rapporti con Kiev, più volte accusata di essere
in ritardo con i pagamenti delle forniture. Per questo, secondo le ultime notizie, Mosca avrebbe deciso di
aumentare le tariffe all'Ucraina.
Intanto il
rublo continua a crollare verso il dollaro. In queste ore la Banca Centrale russa ha deciso a sorpresa di
alzare i tassi di interesse. Gli economisti calcolano che ad oggi l'Istituto avrebbe già speso 10 miliardi di dollari, pari al 2% delle proprie riserve auree e in valuta estera, per evitare un eccessivo deprezzamento della propria moneta. Sembra tuttavia che questi sforzi, almeno al momento, siano stati vani.