Facebook Pixel
Milano 17:35
33.736,4 -0,03%
Nasdaq 19:03
17.433,9 +0,67%
Dow Jones 19:03
38.059,42 +0,41%
Londra 17:35
8.172,15 +0,63%
Francoforte 17:35
17.896,5 -0,20%

Cuchel (commercialisti): “Attendiamo ancora vere semplificazioni”

Economia
Cuchel (commercialisti): “Attendiamo ancora vere semplificazioni”
(Teleborsa) - "Un fisco che non deve essere amico ma giusto. Sul tema della semplificazione si è visto davvero poco. Al di là dell’obiettivo raggiunto della rateizzazione del secondo acconto, non si è vista alcuna riduzione degli adempimenti. Sul tema del riequilibrio auspichiamo che il percorso che porta al riconoscimento del rango costituzionale dello Statuto dei contribuenti possa essere agganciato alla riforma del Presidenzialismo. Nonostante gli sforzi del viceministro Leo di questo nuovo rapporto non si vedono tracce. La verità è che per intercettare le frodi si continua a rendere la vita impossibile ai professionisti e ai contribuenti onesti. Sulla pressione fiscale, infine, era chiaro a tutti che una riduzione non può essere fatta a costo zero per lo Stato. E la carenza di risorse in bilancio ha comportato solo la riduzione a tre scaglioni delle aliquote irpef. Davvero poco”. Lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale Commercialisti, nel corso del forum "Fisco e Previdenza. Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente", promosso da Anc che si è svolto nella sala convegni del Charlie Urban Hotel di Pesaro.

"Anche la più banale delle semplificazioni è difficile perché si deve fare i conti con la Ragioneria dello Stato – ha aggiunto Cuchel – e ci troviamo sempre con nuovi adempimenti. Bisogna rivedere il calendario fiscale. Ci era stato detto che entro il 30 aprile saremmo entrati in possesso di tutti i dati per i calcoli Isa e invece li avremo a giugno e ci troveremo nuovamente ingolfati. Sul regime sanzionatorio ritengo si debbano rivedere sanzioni tributarie che nella riforma non ho trovato come quelle dirette consentendo al professionista di poter essere assicurato. Continueremo nel dialogo auspicando che oltre l’ascolto ci sia anche il recepimento delle nostre istanze".

Lucia Albano (FdI), sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, dal canto suo ha affermato che "la riforma è uno dei perni attorno ai quali ruota il tessuto economico della nazione. Con questo strumento lo Stato prova a sostenere chi crea ricchezza: le imprese e i lavoratori. Maggiore sarà la ricchezza prodotta e maggiore saranno gli introiti da investire in servizi per i cittadini. Lo spirito della riforma va inoltre nella direzione di sostenere la crescita e la natalità. La semplificazione dell’attuale sistema fiscale vuole favorire investimenti, attraendone anche dall’estero, puntando sulla chiarezza e sulla semplicità che ne sono requisiti fondamentali. A chi parla di tempi lenti ricordo che la legge delega è stata approvata nel primo anno di governo e oggi abbiamo già otto decreti attuativi operanti. Ricordo ancora l’azione del governo in tema di lotta all’evasione con il recupero record da parte dell’Agenzia delle Entrate di 24,7 mld di euro nel 2023. Il recupero della fiducia dei cittadini nello Stato è testimoniata, infine, dai 26 mld in più di somme versate spontaneamente, prova che siamo sulla strada giusta".

Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della Commissione attività produttive della Camera dei Deputati, ha evidenziato come "L’Italia ha subìto 50 anni di norme sovrapposte e complicazioni fiscali senza pari al mondo; siamo i 128mi in quanto a complessità del fisco per Pwc. Abbiamo approvato la riforma nei primi giorni di agosto 2023. A marzo del 2024 abbiamo già approvato 8 decreti attuativi. Non si può pensare di cambiare di colpo il sistema più complicato e respingente per investimenti esteri, trasformandolo nel più semplice di questa terra. Bisogna però chiarire che il governo ascolta le categorie come mai accaduto prima; abbiamo introdotto il concordato preventivo che va sicuramente migliorato e che farà emergere tante situazioni anomale che vanno registrate. Bisogna valorizzarlo senza colpevolizzare chi non lo sottoscriverà. Soprattutto bisogna renderlo più appetibile".

Critico Antonio Misiani (Pd), vicepresidente della Commissione bilancio del Senato: “Sono passati otto mesi dall’approvazione della legge delega e io credo che siamo piuttosto lontani dalle ambizioni e dall’obiettivo di costruire una riforma come quella del 1971 che aveva rivoluzionato il sistema tributario italiano. L’attuale riforma, per l’assetto delle principali imposte, ha varato solo un intervento limitato dell’Irpef, l’introduzione della deduzione maggiorata ires e l’abolizione dell’ace con aggravio del carico fiscale di tre mld sulle spalle delle imprese. Interventi che in alcun modo stanno producendo la riduzione della pressione fiscale che nel 2023 era 42,4% e prevista dal 2025 al 42,2%. Due decimali in meno. A giugno poi l’Italia entrerà in procedura per deficit eccessivo e nuovo patto di stabilità reintroduce regole molto vincolanti. Si sarebbe fatto meglio a redistribuire il carico fiscale alleggerendolo sui fattori produttivi”.

Per Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione finanze della Camera dei Deputati: "La riforma fiscale è stata la prima vera chiave di volta della volontà riformatrice del governo Meloni. Siamo arrivati a 12 decreti attuativi dei quali 8 già licenziati. Il fisco non deve essere uno spauracchio, fino adesso c’è stato timore dei cittadini e menefreghismo di chi era in malafede. Noi vogliamo impostare un nuovo rapporto sulla fiducia reciproca. Da qui la scelta di puntare sull’adempimento collaborativo e di rendere più equo il procedimento tributario. L’obiettivo finale è un prelievo fiscale più equo e leggero. Con procedure sanzionatorie volte a comprendere chi non ce la fa ad adempiere chiarendo che per la malafede lo Stato saprà farsi rispettare con maggiore durezza rispetto al passato".

Emiliano Fenu, capogruppo del M5S in Commissione finanze a Montecitorio, ha sostenuto come "con l’emanazione dei decreti attuativi della riforma stanno emergendo diverse difficoltà. Si sta tradendo lo spirito della delega fiscale. In primis sulla semplificazione, dove basta leggere i testi delle ultime bozze su sanzioni, cessioni e donazioni. Testi non facilmente comprensibili. Si continua a richiamare norme che richiamano altre norme e rendono difficilmente intellegibile per molti i dispositivi. Nella complessità poi si nascondono le trappole per i contribuenti. Infine bisogna smetterla con l’atteggiamento preventivamente persecutorio nei confronti dei contribuenti che non aderiranno al concordato preventivo. Un atteggiamento che di certo non favorirà la compliance".

Condividi
```