Intendiamoci, il gioco a chi grida più forte è parte integrante della vita dei mercati e spesso, nelle argomentazioni di chi alza la voce ci sono stimoli preziosi. Francamente, però, il mondo che riusciamo a vedere si dispone in questo momento più su una serie di tonalità di grigio che su colori forti.
Più che il 2008, il ricordo che ancora ci spaventa,
questa fine 2015 ricorda aspetti delle due crisi degli anni Novanta, il 1994-95 e il 1997-98. Oggi gli anni Novanta sono vissuti con nostalgia come un periodo di relativa stabilità geopolitica e di forte crescita dell’economia e delle borse. In un momento in cui gli elettori americani mostrano una forte voglia di volti nuovi,
Hillary Clinton, che volto nuovo non è, fa leva sul ricordo di quegli anni, quando clintonismo significava centrismo, tranquillità e prosperità.
Le due crisi di quel periodo, tuttavia, non furono affatto indolori. Il
1994, quando si capì che il rialzo dei tassi cominciava a essere una cosa seria, vide un trilione di dollari andare in fumo per la
caduta dei bond. L’aumento dei rendimenti mise sotto pressione i debitori più deboli e fece parlare di possibile default per Italia e Canada.
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